Da Ipotesi di complotto arrivando fino al recente Il complottista, il cinema ha immortalato l’immagine del cospirazionista come un folle delirante che, sebbene alla fine sia l’unico ad avere effettivamente ragione e aiuti il o la protagonista a sventare una trama paragovernativa o persino a salvarsi dalla fine del mondo, si presenta fin dall’inizio come uno squilibrato. La banalizzazione funzionale e il rinforzo di un mito (i complottisti sono dei disturbati mentali) sono serviti a giustificare la criminalizzazione del dissenso, come ci spiega Enrica Perucchietti in Dietro le quinte.