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Nella parte centrale del capitolo 18 di Matteo troviamo Gesù che ci istruisce al riguardo ciò che dobbiamo fare quando qualche nostro fratello in fede ci fa un torto, ci offende, o, in qualche modo ci danneggia. Che dobbiamo fare? “Tenergli il broncio”, non parlargli più, coltivare in noi il risentimento e pensare a “fargliela pagare”?
La comunità cristiana può essere paragonata ad una scuola o ad un laboratorio dove operano degli apprendisti. La comunità cristiana, infatti, la chiesa, per sua stessa natura, deve essere persone che stanno imparando a vivere secondo la volontà di Dio. Gesù ci mette in comunione con Dio e ci fa vivere nell’ambito di una comunità, quella cristiana. Come ci si deve, però, comportare con Dio? Come ci si deve comportare con gli altri? Secondo i criteri che Gesù stesso ci insegna e che spesso sono molto diversi da quelli comuni in questo mondo ed ai quali siamo abituati. In questo mondo, per esempio, prevale il pensare solo e sempre a sé stessi, ai propri interessi, vantaggi e comodi. “Non così dovrà essere tra voi”, dice Gesù. In questo mondo ciascuno pensa per sé, e non si ha scrupoli nel danneggiare gli altri, umiliarli, ferirli, calpestarli, sfruttarli per fare i nostri interessi a loro danno. “Non così dovrà essere tra voi”, dice Gesù. In questo mondo prevalgono i conflitti, la concorrenza spietata, i rapporti di potere e di forza. “Non così dovrà essere tra voi”. dice Gesù. In questo mondo si ritiene umiliante ammettere di avere sbagliato e chiedere perdono. Quando ci fanno dei torti, si coltiva il risentimento, si rompono i rapporti e si pensa “a fargliela pagare”. “Non così dovrà essere tra voi”, dice Gesù. Certo, la comunità cristiana è chiamata a distinguersi consapevolmente dal modo di pensare, parlare ed agire, comune in questo mondo.
Domenica 6 settembre 2020 – Quattordicesima Domenica dopo Pentecoste
Letture bibliche: Salmo 149; Esodo 12:1-14; Romani 13:8-14; Matteo 18:15-20