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Pier Giorgio nella prima parte di questo estratto, ci fa notare come la letteratura spesso sia veicolo di grandi intuizioni spirituali. Condividendo alcune riflessioni sul poema “Orlando furioso” di Ludovico Ariosto, e sull’epoca in cui è stato scritto, confronta due dei suoi personaggi principali cioè Orlando e il suo rivale Medoro, portando la nostra attenzione a notare come essi rappresentino degli atteggiamenti che possiamo osservare in noi stessi cioè: l’Orlando Furioso in noi è la tendenza a non volersi arrendere mai, a voler sempre controllare e dirigere le cose, per ottenere quella che crediamo essere la felicità; come l’eroe del poema che finisce per perdere il senno accanendosi a conquistare inutilmente, l’amore di Angelica. Medoro al contrario si scopre innamorato di Angelica, di un amore corrisposto, senza aver compiuto nessuno sforzo per ottenerlo. Può essere questa un’indicazione a osservare che esiste Qualcosa, che prescinde dai nostri attaccamenti e dal nostro sforzo? E che per quanto cerchiamo di essere degni, c’è Qualcosa che se ci apriamo alla Grazia, viene come dono e non come premio?