"La vita è un grande spettacolo, dice il signor Hulot: basta avere occhi per osservare"
Stavolta è il turno di un grande artista che ha voluto esprimere tutto il suo amore per l'arte e il mondo attraverso dei film visionari e poetici. Pellicole in cui l'ordinario spesso diventa straordinario e dove una società ormai votata al consumismo e alla saturazione può salvarsi solo se ritrova la voglia e il bisogno di guardarsi attorno e rendersi conto di quanta bellezza sta ignorando. Questo è il Cinema di Jacques Tati.
Tati dirige il suo secondo lungometraggio e introduce al cinema il suo personaggio più noto ovvero quel candido e maldestro Signor Hulot che diventerà poi il suo alter ego nei film successivi.
"Le vacanze di Monsieur Hulot" è una sorta di punto di svolta nella carriera cinematografica di Tati. Possiamo scorgere ancora l'ironia bizzarra di "Giorno di Festa" ma emerge già quel "bisogno" da parte di Tati di criticare certi vizi e tic della società (allora come ora) contemporanea. Il risultato è "Le vacanze di Monsieur Hulot", simpatica scampagnata con Hulot alle prese con una "rilassante" trasferta, lontano dal caos dell'autostrada e dal grigiore della metropoli.
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