L'Ecclesiaste ci vuole far riconoscere i nostri limiti dinnanzi a Dio. Ciò porta ad una certa serenità perché ci riporta in una giusta dimensione non solo verso il Signore, ma anche verso gli altri esseri umani. Ma anche nega la stessa ricerca di una giustizia da parte nostra che sia assoluta.
L’idea della santità è una tentazione. La ricerca della santità, intesa come una propria perfezione assoluta umana, è un peccato di superbia. Cioè, la ricerca di Dio e della salvezza in Gesù Cristo è buona, ma non quella di una nostra pretesa perfezione. La ricerca della perfezione ci fa fondare su noi stessi e non sul Signore (o sul timore di Dio come si esprime l’Ecclesiaste).
Anche la sfida del giusto che soffre, mentre l’empio se ne fa beffe, si relativizza perché riporta tutto nelle mani del Signore e non nei nostri ragionamenti. Certo in alcune situazioni non è per niente facile accettarlo, ma nella prospettiva della vita eterna donata da Dio e della sua Signoria ecco che la nostra angoscia si placa almeno un poco.