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E' arrivato il momento di fare la conoscenza con le teste che pensano il Risorgimento, ispirando e coordinando con le proprie idee le insurrezioni popolari che porteranno alla lotta per l'indipendenza e l'unità del nostro Paese. La figura forse più influente, ma anche più discussa, rimane quella di Giuseppe Mazzini, che con il suo fervore repubblicano e democratico prefigura con un secolo di anticipo la nostra Italia e con il suo idealismo romantico si spinge oltre, fino ad immaginare una armoniosa unione di popoli europei, ciascuno orgoglioso della propria patria e della propria identità, ma tutti pronti a solidarizzare con le patrie altrui in uno slancio di fraterna amicizia. Da taluni considerato un mito vivente per la sua ardente fede, da altri criticato come un ingenuo ed un annacquatore del socialismo marxista, rimane una personalità forte, capace di dare l'impronta ad un'epoca. Accanto a lui, in posizione contrapposta, c'è la via moderata delle piccole riforme e dei piccoli progressi, trainati dai miglioramenti materiali ed economici. E' questa anche la via di Vincenzo Gioberti e del suo neoguelfismo, che, a differenza del pensiero mazziniano, appare viziato da opportunismo politico e da machiavellismo. Il neoguelfismo ebbe la sua stagione di auge negli anni successivi all'elezione di Pio IX, per equivoco ritenuto un papa liberale. Accanto a Gioberti altri pensatori originali sono Cesare Balbo, federalista come il Cattaneo; Massimo d'Azeglio, riformista e gradualista; Vincenzo Ferrari, che da sinistra prospetta la via della riforma agraria, che resterà lettera morta fino al secondo dopoguerra.

In copertina: Giuseppe Mazzini e uno dei suoi celebri motti.