Torniamo con questa terza puntata sui fatti e sui misteri di una data fondamentale della storia d’Italia del ‘900: il 25 luglio 1943.
Proviamo intanto a precisare i fatti di quel 25 luglio sui quali disponiamo di una puntuale documentazione. Ecco quello che sappiamo per certo: il Gran Consiglio del fascismo fu convocato da Mussolini perché ne aveva ricevuto la pressante richiesta da parte del segretario del Partito Nazionale fascista, Carlo Scorza (che per questo suo ruolo svolgeva anche la funzione di segretario del Gran Consiglio) e di altri gerarchi fascisti, che aveva incontrato in udienza il 16 luglio. Mussolini aveva promesso una convocazione per discutere dei provvedimenti urgenti per difendere l’Italia e per impedire una disfatta totale delle forze armate nei giorni in cui gli Alleati conquistavano una dopo l’altra le principali città siciliane. La seduta - aveva assicurato Mussolini - si sarebbe tenuta entro 15 giorni: evidentemente la situazione era così grave da consigliare al duce di desistere dal proseguire con la gestione del potere portata avanti negli ultimi tre anni e mezzo, ovvero decisioni personali assunte senza neppure consultare l’opinione delle persone investite delle più alte cariche nella dittatura fascista e senza ascoltare il re. E infatti il 21 luglio, due giorni dopo che Mussolini aveva incontrato Hitler a Feltre e rientrando in aeroplano a Roma aveva visto il lugubre spettacolo della capitale bombardata dagli aerei alleati, il segretario del Partito fascista poteva comunicare agli altri membri del Gran Consiglio che la seduta richiesta era stata ufficialmente convocata per sabato 24 luglio alle ore 17 e precisava anche l’obbligo di indossare la divisa estiva fascista, ovvero pantaloni corti grigioverdi. Entra in scena a questo punto una figura importante, quella di Dino Grandi, fascista di lunga data (fedelissimo almeno all’apparenza), che nel corso del ventennio ha ricoperto le più alte cariche istituzionali come quella di ambasciatore e ministro della giustizia, e che in quel 1943 è alla guida, come presidente, della Camera dei Fasci e delle corporazioni (la nuova assemblea che ha sostituito la Camera dei deputati a partire dal 1939).
In copertina: il conte Dino Grandi