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In questa puntata riflettiamo sulle diverse ragioni che spinsero una parte degli italiani a ritenere opportuna la discesa in campo dell'Italia nella Grande guerra ormai in corso da 10 mesi all'altezza della primavera del 1915. In primo luogo ricordiamo che la decisione era stata presa con un impegno formale del Governo italiano, sentito il sovrano, per mezzo del Patto di Londra, documento segreto che impegnava il nostro Paese ad entrare nel conflitto entro 30 giorni dalla sottoscrizione. L'irregolarità nelle procedure formali viene sanata attraverso le agitazioni di piazza che inscenano una (inesistente) pressione popolare sul Parlamento affinché approvi l'entrata in guerra, cosa che puntualmente avverrà. Rimane, tuttavia, da capire per quali motivazioni differenti si convergesse da parte di alcuni verso l'intervento, da parte di altri verso la neutralità. Tra gli interventisti nominiamo i democratici, i nazionalisti, i liberali conservatori, i sindacalisti rivoluzionari, i futuristi, gli irredentisti; tra i neutralisti i cattolici, i socialisti, i liberali giolittiani. Per l'analisi delle diverse posizioni, rinviamo all'ascolto della puntata, che contiene alcuni (molto generici) esempi attualizzanti.