Completiamo la maratona sulla prima guerra mondiale prendendo in considerazione l'anno della svolta, il 1917. Si può credere che il 1917 segni un deciso superamento delle forze alleate sugli imperi centrali, mentre in realtà la situazione - almeno all'inizio - si presenta all'opposto: è infatti la Russia zarista la prima grande potenza ad implodere sotto i colpi di un esercito che si ammutina e di una popolazione esasperata dalle privazioni della guerra. Anche se la rivoluzione di febbraio non porta immediatamente la Russia fuori dalla guerra, appare chiaro ormai che il fronte orientale è vulnerabile. Con la rivoluzione di ottobre le tesi di aprile di Lenin produrranno concretamente l'uscita del paese dal conflitto. La Germania può ora concentrare le sue forze sul fronte francese, mentre tende la mano alla sorella minore, l'Austria, che subisce l'iniziativa italiana: è così che nasce la rotta di Caporetto. Ma già è in atto l'evento bellico veramente decisivo, tale cioè da mutare irreversibilmente gli equilibri della guerra: l'entrata sul campo di battaglia degli Stati Uniti. L'Italia ritrova sul Piave l'orgoglio nazionale perduto durante la rotta e resisterà tenacemente per un anno intero. L'ultima iniziativa disperata da parte austriaca è la battaglia del solstizio, combattuta nel giugno 1918, alla quale gli italiani si oppongono con paziente determinazione. In autunno uno dopo l'altro i membri della Triplice Alleanza collassano: prima la Bulgaria, poi l'impero ottomano, poi l'impero austroungarico. E' in questo frangente che il nostro Paese coglie l'inconsistente successo di Vittorio Veneto, l'anti Caporetto, ai danni di un nemico stremato, che ha già ripreso la via di casa. Buona ultima, anche la Germania avvierà le trattative per l'armistizio mentre Guglielmo II è in fuga. Tante le sofferenze sopportate dai nostri bisnonni per una guerra voluta da una minoranza, poco capita, e che darà all'Italia un pacchetto di vantaggi sproporzionatamente esigui se paragonati alla fatica del combattere. Però sotto almeno un aspetto la guerra ha avuto la sua efficacia: è stato il sanguinoso battesimo di una nazione giovane, che trovava quasi improvvisamente nella disperazione della linea del Piave il senso di una solidarietà fra italiani e di una identità fino ad allora non pienamente maturata.