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In un mondo ideale, un Matteo Renzi in grado di fare un buon esame di coscienza, dopo l’ennesimo scivolone della sua carriera, direbbe ciò: “scusatemi, ci son cascato di nuovo”.

Quel po’ di consenso recuperato, in chi ha creduto nella sua “buona fede” nel far crollare il governo Conte, è andato a farsi benedire dopo aver magnificato il principe Mohammed bin Salman, espressione, a suo parere, di un nuovo “Rinascimento del deserto”. 

Con l’unica differenza che un Sandro Botticelli, nel nostro di Rinascimento, esaltava al massimo grado la bellezza dei corpi; il principe saudita ha la tendenza invece a farli “porzionare” i corpi, come nel caso del suo avversario, il giornalista Khashoggi. 

Per i suoi sostenitori più accaniti, Renzi è l’incarnazione del moderno Principe machiavellico. Ma per il buon Niccolò, il Principe doveva essere “golpe e lione”.

E Matteo, che certamente non è più lione, visto il sostegno di cui gode presso l’opinione pubblica (sempre più simile ad un prefisso telefonico), non è, alla prova dei fatti, neppure golpe. Dal momento che nel controbattere alle accuse mossegli dimentica, come affermava Abraham Lincoln, che alle volte sia “meglio tacere e dare l'impressione di essere stupidi, piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio”. 

Sponsor della puntata: “Shockino, il senatore fiorentino”