Nel 1902, in Inghilterra, una donna mostrò al mondo dello sport di poter infrangere le regole non scritte della discriminazione femminile. Il suo nome era Madge Syers-Cave, la prima campionessa di pattinaggio su ghiaccio al mondo.
Nel febbraio 1902 si sarebbe disputata a Londra la settima edizione dei campionati mondiali di pattinaggio. L’uomo da battere si chiamava Ulrich Salchow, uno svedese che ha fatto la storia di questo sport, inventando un salto che tuttoggi è il secondo salto per quoziente di difficoltà. Ma era, appunto, un uomo: e uomini erano tutti coloro che fino a quel momento si erano iscritti a un campionato mondiale di pattinaggio. Ma Madge Syers-Cave verificò che nel regolamento non c’era nessuna clausola che specificasse il sesso dei partecipanti. E decise, così, di sfidare Salchow.
Poche settimane prima della performance di Madge Syers-Cave ai mondiali di Londra, il 4 gennaio 1902 il “Times” aveva pubblicato i versi di uno dei più celebri scrittori inglesi di tutti i tempi, Rudyard Kipling. Dopo aver raggiunto il successo con il Libro della giungla, Kipling avrebbe ottenuto nel 1907 il premio Nobel per la letteratura. Ma nel 1902, all’età di 36 anni, era già un celebrato poeta e una delle voci più autorevoli dell’imperialismo britannico. Ed è in questa veste che propone al “Times” quei versi, che furono letti - ed effettivamente lo erano - come una caustica tirata contro gli sport. In questa poesia dedicata ai suoi connazionali, The Islanders(Gli isolani), Kipling definisce i giocatori di cricket “idioti vestiti di flanella”, e le prime star del football come “tonti inzaccherati di fango”. L’obiettivo di Kipling era chiaramente nazionalistico: mentre il paese era in guerra, era inaccettabile, dal suo punto di vista, permettere che gli sport distraessero dallo sforzo bellico i giovani sportivi, e trovava spregevole che con lo sport ci si potesse addirittura arricchire.
Ma la storia è sempre fatta di paradossi. E quello di Kipling è che la sua poesia in assoluto più celebre sia oggi considerata come un inno allo sport. Viene citata continuamente da campioni e allenatori, e una delle frase ipotetiche che vi sono contenute è addirittura impressa presso uno dei templi dello sport mondiale, all’ingresso dei campi da tennis di Wimbledon: “Se riuscirai ad affrontare il successo e l’insuccesso trattando quei due impostori allo stesso modo”. È la poesia intitolata If, “Se”.
All’interno della produzione poetica di Kipling troviamo un’altra testimonianza del suo rapporto con lo sport. Nell’estate del 1897, Kipling ospita un illustratore venticinquenne, William Nicholson, che sarebbe diventato famoso, anni dopo, come maestro di pittura di Winston Churchill. Ed è in questa occasione che Nicholson mostra a Kipling i suoi disegni realizzati per L’Almanacco di dodici sport, un calendario illustrato. Kipling si mostra interessato e inizia a scrivere versi di accompagnamento a ciascuna illustrazione. Uno sport per ognuno dei dodici mesi, e una poesia per ognuno degli sport. Si tratta di testi di natura giocosa, quasi di filastrocche, ma sempre con una forte vena ironica o irridente. Vi troviamo sport tradizionali, come il cricket, il pugilato, il tiro con l’arco, il golf. Altri considerati tali a quel tempo, come la caccia o il coursing, una competizione tra coppie di cani. Per il mese di dicembre, Nicholson aveva disegnato un’immagine di pattinatori sul ghiaccio. E Kipling accompagna con i suoi versi anche quel disegno.