In un momento di partecipazione attiva modello “cittadino responsabile” il buon Luigi Marrone prende le redini di un episodio di Dietrologia Videoludica diventandone ispiratore, autore e in parte anche coordinatore. Basiti da tanto attivismo partecipativo, il Pizzi – alle prese con sporadici e improvvisi attacchi di dislessia – e il confederato Stefano Biggio – che è arrivato ululando da un bus elvetico cercando di perseverare la leggenda che è un lavoratore e nascondendo la mera e misera verità – si sono fatti dirigere dal momentaneo facente funzioni di capitano di origine rietina.
Meno basito ma sempre ben ancorato all’albero maestro di questo episodio, un meno raffreddato Giuseppe Saso ci illumina come sempre con la sua sintesi asciutta e precisa e con il suo cuore da “vita in gioco” che da sempre gusto ascoltare.
Si, ok, ma di cosa si è parlato?
Playstation 4. O come dire, un fantasma. A tutt’oggi, immersa nelle unte nebbie fumiganti del futuro, non ancora ne scorgiamo la forma, il colore, il sapore, o per il piacere di alcune morganatiche nonne SuperMario, l’odore. Cos’altro ci sarebbe da aggiungere quindi su Playstation 4? Risposta: tutto ciò che ancora non è stato detto. Vale a dire, tutto. A partire dal nome, certo. Perché potrebbe anche non chiamarsi così, alla fine, Playstation 4. Un brutto colpo di coda, all’ultimo proprio come Nintendo Wii, così battezzato al mondo solo quando l’accrocchio è stato svelato. Tutta colpa della tetrafobia, di una superstizione dell’Asia orientale. Il numero 4, in Giappone suona infatti come la parola Morte. E chi diavolo vorrebbe mai in casa una GiocoStazione della Morte?! Ma qui su Dietrologia VideoLudica non c’è fantasma che tenga. Qualunque sia la forma, qualunque il suono, lo spazio, il freddo, il dolore o la paura, un fantasma, per spaventare, chiede solo d’essere immaginato. Immaginiamo il fantasma, quindi. Immaginiamo Playstation 4. Immagina, puoi. Perché immaginare è sempre più bello della realtà nuda, compiuta, svelata. Continuiamo dunque a immaginare Playstation 4 così com’è adesso, oggi, incompiuta.
Perché, come dicono i filosofi, ogni incompiutezza è infinita.
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