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«Ciàula scopre la Luna» è una delle più belle novelle di Pirandello. Inserita nella raccolta "Dal naso al cielo". Anche il protagonista di questa novella fa la stessa scoperta sulla bellezza della realtà che ha fatto Belluca, personaggio de «Il treno ha fischiato». Voce Marco Panfili - Per altri lavori visita il canale Youtube

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dal sito Pirandelloweb: https://bit.ly/2VZNjbk 

Ciàula scopre la luna e la propria umanità – Analisi della novella di Maurizio Marchese 

Costretto a lavorare in miniera per tante e tante ore, fin da piccolo Ciàula aveva provato paura per il buio della notte. Lo avevano soprannominato Ciàula per il verso della cornacchia «cràh! Cràh!» che imitava alla perfezione. Lui, che era scarno e quasi ischeletrito, si vestiva con una camicia e un panciotto largo e lungo, gli unici indumenti che avesse. Lavorava spesso anche la notte, «laggiù, tanto, era sempre notte lo stesso». Per il suo padrone zi’ Scarda, se non fosse stato per la stanchezza e per il sonno, non avrebbe fatto alcuna differenza lavorare tutto il giorno. [...] Un giorno, ritornato in superficie dopo l’estenuante fatica, «restò […] sbalordito. Il carico gli cadde dalle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprì le mani nere in quella chiarità d’argento. Grande, placida, come in un fresco, luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna. Sì, egli sapeva, sapeva che cos’era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna? Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la scopriva. Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola là, eccola là, la Luna… C’era la Luna! la Luna! E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore».

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