♦ Quasi 50 anni fa, il governo israeliano riconobbe come ebrei i membri della setta nera etiope dei Falasha. In base a uno statuto del 1950 applicabile a tutti gli ebrei, quella controversa decisione consentì ai Falasha di trasferire immediatamente la cittadinanza. Quello statuto, infatti, era applicabile a qualunque ebreo sarebbe tornato in Israele. Eppure, la vera origine di quella setta etiope è controversa. Perché?
Non esistono prove che si tratti di discendenti diretti di Abraamo, l’antico patriarca capostipite degli ebrei. Gli ebrei discendono da Isacco, figlio di Abraamo. Visto che tutta la discendenza è caratterizzata dal colore bianco della pelle, è difficile spiegare in che modo sarebbe avvenuto il cambiamento genetico alla pelle dei Falasha, la cui pelle è scura. Inoltre, sembra che non ci siano testimonianze dell’esistenza dei Falasha prima del XV secolo, (Abraamo visse nel XX secolo a.C., ovvero circa 35 secoli prima). Una spiegazione semplice potrebbe essere che, circa 500 anni fa, un gruppo di neri abbia aderito alla religione ebraica.
Comunque, non si dimentichi che la parte delle Scritture Greche Cristiane, o Nuovo Testamento, ovvero la parte della Bibbia generalmente non accettata dagli ebrei, menziona un eunuco etiope. In Atti capitolo 8 si legge che “era stato a Gerusalemme ad adorare” e che “leggeva ad alta voce il profeta Isaia”. Questo fa ipotizzare che si fosse convertito alla religione ebraica e che fosse, quindi, un proselito. Il termine greco prosèlytos designa un non ebreo convertitosi al giudaismo; nel caso degli uomini, la conversione implicava la circoncisione. Proprio per questo, è stato ipotizzato che l’espressione “eunuco etiope” non indicasse un eunuco letterale, ma che fosse un uomo in vista dal punto di vista politico o commerciale. Quell’uomo, dunque, era in grado di generare figli, ovvero una discendenza.
Detto questo, non c’è nessuna prova, però, che i Falasha siano suoi discendenti.