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Il termine “cenere” spesso è impiegato per indicare il residuo della combustione di materiali. Può avere connotazioni simboliche o figurative. Fra i più antichi riferimenti alla “cenere”, troviamo tre parole ebraiche.

La prima, ’èfer, è tradotta anche “polvere”.

La seconda è dèshen, e indica sia la “cenere grassa” che la “grassezza”. Si può tradurre “grasso” o “prelibato”.

Il residuo della combustione è chiamato ‘afàr,ovvero “polvere”.

Il sostantivo greco spodòs significa “cenere”, mentre il verbo tefròo significa “ridurre in cenere”.

Un antico quartiere di Gerusalemme era chiamato Valle di Innom o Valle del Figlio di Innom, traducibile come “Bassopiano dei Cadaveri e delle Ceneri Grasse [dèshen]” o “Valle dei Cadaveri e delle Ceneri”.

Fino a non molto tempo fa, un cumulo di cenere nei pressi della Valle del Chidron era un punto di riferimento familiare. Si dice che fosse lungo circa 150 m, largo 60 m e profondo 18 m.

Una parte della Valle di Innom probabilmente era destinata allo smaltimento delle ceneri rimaste dopo i sacrifici bruciati. Ma nella valle potevano essere gettati anche cadaveri di animali e di vili criminali; un tumulo poteva contenere anche le ceneri di esseri umani sacrificati durante falsi riti religiosi.