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All’inizio di agosto, ha riecheggiato una notizia. A una ragazza
di nome Ilenia è stata contestata la sua partecipazione all’esame di maturità
perché troppo giovane. In Italia un bambino nato all’inizio dell’anno può
essere iscritto alla prima elementare un anno prima, frequentando quella che è
affettuosamente chiamata la “primina” (ma per il resto della classe continua a
chiamarsi Prima Elementare).

Una famiglia aveva deciso di iscrivere la propria figlia in
anticipo. Ma qualcosa deve essere andata storta all’epoca. Infatti, la figlia
si è ritrovata a 16 anni pronta per frequentare l’ultimo anno del Liceo
quadriennale, quello dell’esame di Maturità, invece che a 17. Nelle scuole
frequentate dalla ragazza, fino al momento dell’esame nessuno si era accorto dell’“errore”
di calcolo dell’età. Perché? Perché lei si è sempre dimostrata una studentessa
brillante. Al Liceo la sua media scolastica era fra il 9 e il 10.

L’unico modo per farla continuare a studiare, affermano i
dirigenti dell’Istituto, sarebbe passare a un corso quinquennale. Questo, però,
significherebbe ripetere gran parte del materiale studiato in precedenza.
Infatti, le scuole quadriennali seguono lo stesso programma delle scuole
quinquennali, richiedendo anche un maggiore sforzo da parte degli studenti.

Al momento, sembra che il Ministro dell’Istruzione abbia deciso
che la ragazza a settembre potrà iniziare il suo 4° e ultimo anno di Liceo.

È un vero peccato che in Italia i geni non siano considerati
come, invece, succede in altri Paesi. Pensate a tutti quei bambini e ragazzi
che sono stati invitati a saltare alcuni anni scolastici, per mettersi in pari
con la propria spiccata intelligenza.

Per esempio, la dodicenne Ruth Lawrence fu ammessa all’Università
di Oxford, ma non aveva mai frequentato la scuola pubblica. Lo stesso successe
a Nicholas Everdell, che fu accettato dal King’s College di Cambridge. I
genitori avevano deciso di educarli a casa, almeno all’inizio. In Gran
Bretagna, l’istruzione, piuttosto che la scuola, è obbligatoria, ma diverse famiglie
hanno sfruttato questa sottile differenza. I genitori di Ruth hanno detto:

“Non ci piacevano le norme generali della moralità”.

Il Sunday Telegraph riporta che alcuni
genitori affermano che a scuola non si impara la disciplina; altri hanno
definito le scuole semplicemente “dannose”. I
funzionari sostengono, con qualche merito, che l’istruzione a casa e i corsi
per corrispondenza, anche se sono legali, mancano della “mescolanza” sociale e
dell’“ampiezza” che le scuole regolari forniscono. Alcuni genitori
apparentemente preferiscono proteggere i loro figli proprio da queste cose.