Nel settimanale francese Le Point si leggeva: “Nei suoi tempi d’oro, il rock’n roll era l’espressione di un’istintiva rivolta contro il mondo adulto, contro il rigido codice morale di una società bloccata. Più tardi, i punk, la cui filosofia di vita è basata sul nichilismo, hanno schernito tutto ciò che era loro estraneo per mezzo di una provocazione sistematica. La discoteca ha reso indifferenti le folle: si muovono come un gregge, non fanno domande né hanno qualcosa da trasmettere. Ballano e basta, ipnotizzati dai 125 battiti al minuto standardizzati dalla discoteca. […] Un giornalista americano ha detto: ‘Dovrebbero erigere una statua a Narciso, la divinità tutelare, davanti a ogni discoteca’ […] In tutti questi supermercati disco, spersonalizzati e già pronti, il ritmo continuo e ripetitivo rimbomba monotono come un tamburo di guerra. Ma che tipo di guerra? Dicono che sia contro la noia. Tuttavia, a lungo andare, il calvario della musica monotona, più appariscente che brillante, piena di scatti e trucchi, fa dubitare dell’efficacia del rimedio”.