● Subito dopo l’elezione di Papa Giovanni Paolo II, questi chiese ai sacerdoti di aderire al celibato obbligatorio. Stabilì nuove regole, che resero più difficile annullare i voti di celibato dei sacerdoti. All’epoca, il Timesdi New York commentò: “Dalla sua elezione nell’ottobre 1978, il Papa ha rifiutato ciascuna delle 6.000 richieste di dispense ricevute in Vaticano”. A causa di ciò, un famoso teologo cattolico tedesco, Hans Küng, scrisse quanto segue in una lettera al papa sul celibato clericale:
“Sia Gesù che Paolo concedono espressamente a tutti la piena libertà [di rimanere celibi]: ‘Chi può comprendere, comprenda (Mt. 19,12). ‘Ciascuno ha il proprio carisma da Dio, chi uno, chi un altro’ (1 Cor. 7,7). Questa libertà espressamente garantita – il celibato come libero carisma – è contraddetta da una regola generale di celibato per il clero.
“L’antica tradizione conferma la Scrittura: Pietro, il primo al quale ti appelli per giustificare il tuo ufficio, e gli apostoli erano e rimasero sposati – come afferma esplicitamente Paolo – anche nella loro perfetta sequela di Gesù [1 Cor. 9:5]. Durante ciascuno dei primi secoli è rimasto questo modello per vescovi e sacerdoti: ‘Il vescovo dev’essere irreprensibile, uomo di una sola donna’ (1 Tim. 3,2). […] Solo nei secoli successivi il celibato carismatico, che originariamente era praticato nelle comunità monastiche, venne frainteso come un esplicito divieto di matrimonio e così esteso a tutto il clero’ (National Catholic Reporter, 16 maggio 1980).