Durante l’ultimo quarto del XVIII secolo, la tastiera del clavicembalo fu gradualmente sostituita da quella del pianoforte, chiamato anche piano. Da dove deriva il nome di questo strumento? Si è discusso molto su chi abbia inventato questo strumento e quando, ma un italiano di nome Bartolomeo Cristofori stava facendo esperimenti con il pianoforte nei primi anni del 1700. Il nome dato da Cristofori allo strumento, gravicembalo col piano e col forte (clavicembalo col piano e col forte), sottolineava uno dei suoi vantaggi rispetto al clavicembalo: consentiva al suo esecutore uno straordinario controllo sul volume della musica. Quando un tasto del pianoforte veniva premuto, un meccanismo di nuova concezione azionava il martelletto e percuoteva la corda da sotto. Il volume della nota corrispondeva alla forza usata per premere il tasto. Ciò consentiva all’esecutore una grande libertà nell’esprimere la sensazione e il volume desiderati: piano, pianissimo, forte, fortissimo.
Un altro fattore che ha contribuito alla decisione di chiamarlo così è stata l’introduzione di tre tipi di pedali: il sustain, il sostenuto e il soft.
I tre pedali consentono di prolungare, trattenere e diminuire il suono.
Lo sviluppo e il miglioramento del pianoforte continuarono per tutto il XVIII secolo in tutto il territorio europeo, apportando diverse modifiche.
Entro pochi anni dal 1740 fu sviluppato il pianoforte rettangolare, un modello più piccolo e più economico. Il pianoforte a coda più grande, o da concerto, occupa più spazio, perché la lunghezza orizzontale delle sue corde non è costante. All’inizio del XIX secolo arrivò il pianoforte verticale, che è ancora oggi il modello più popolare.
Quali sono le principali differenze sonore tra un pianoforte verticale e uno a coda? Tre parole li differenziano: il timbro, la chiarezza e l’intensità (detta anche brillantezza). Il pianoforte a coda ha una gamma di risonanze più ampia. Il suo suono è il più puro e dirompente. Al contrario, il pianoforte verticale ha un minor volume. Perché? Perché spesso è appoggiato vicino a un muro, smorzandone la tavola armonica posteriore.