◼ Il Washington Post afferma:
“Uno studio sulla programmazione televisiva, durato un anno e
condotto da ricercatori di quattro università, ha stabilito che la violenza ‘psicologicamente
dannosa’ è pervasiva nei programmi televisivi trasmessi […] via cavo”.
Lo studio ha rilevato non solo che la maggior parte dei
programmi conteneva qualche scena di violenza, ma anche che il modo in cui era rappresentata
potrebbe avere effetti dannosi sugli spettatori.
Ciò “include imparare a comportarsi in modo violento, diventare
più insensibili alle conseguenze dannose della violenza e provare una maggiore
paura di essere aggrediti”.
Uno dei motivi è che il 73% degli autori di azioni violente trasmesse
in TV rimane impunito, dando il messaggio che “la violenza ha successo”.
Inoltre, la maggior parte dei casi non mostra le conseguenze per le vittime,
come il dolore o il danno emotivo o finanziario. Infine, lo studio ha indicato che
l’uso frequente di pistole in immagini violente trasmesse in TV può “innescare
pensieri e comportamenti aggressivi”.
◼ Quando avranno 30 anni,
le persone che avranno guardato molta violenza televisiva sin dalla tenera età “avranno
più condanne per violenza, più arresti per guida in stato di ebbrezza, saranno
più aggressive sotto l’influenza dell’alcol e saranno più violente nei
confronti del loro coniuge [e] avranno anche figli più violenti”, afferma Len
Eron, professore di psicologia e ricercatore presso l’Istituto per la ricerca
sociale dell’Università del Michigan. I videogiochi causano problemi simili.
Come riportato dal quotidiano The
Toronto Star, Eron ha detto che il pericolo associato a un
videogioco è che è interattivo. I giocatori “muovono una leva o premono un
pulsante [dopodiché compiono un’azione] terribile e violenta: uccidere qualcuno”.
Il professor Eron ritiene che sia necessaria una maggiore supervisione dei
genitori. Tuttavia, si lamenta del fatto che “a molti genitori semplicemente
non importa”.