La moltiplicazione dei pani e dei pesci, ovvero: dai a Gesù il poco che hai ed Egli lo moltiplicherà.
Questa vicenda è molto nota, anche molto predicata, ma cerchiamo di trarne lo stesso qualche utilità, qualche insegnamento che possa ispirare la nostra vita spirituale. Come abbiamo letto, la folla era numerosa: 5000 uomini oltre donne e bambini. Solitamente venivano contati solo gli uomini dai 12 anni in su, quindi è presumibile che le persone da nutrire fossero almeno 10.000.
Esaminiamo l’atteggiamento di quattro persone: Gesù, Filippo, Andrea e l’anonimo ragazzo.
Gesù, superfluo dirlo, è il più positivo, sa quello che sta per fare, ma vuole coinvolgere i suoi discepoli. Gesù fa le cose che vede fare al padre, come lui stesso dice, ma vuole coinvolgere i credenti. Ci vuole insegnare a fidarci di lui. Alla sua domanda rivolta a Filippo: «Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?»
Filippo risponde facendo un ragionamento logico sulla possibilità di nutrire tutta quella gente. Stima il loro numero, conta il denaro a loro disposizione per acquistare il pane e stabilisce che non è sufficiente per nutrire tanta gente. Nella borsa comune c’erano circa 200 denari che, se consideriamo che 1 denaro era la paga giornaliera di un bracciante, rapportato al nostro tempo poteva equivalere a un migliaio di euro circa. Filippo dimostra di non aver ancora la fede per produrre miracoli, ma nel tempo imparerà, acquisterà una fede positiva che lo porterà a compiere molti miracoli e portare alla salvezza molte anime, compreso un ministro venuto appositamente a Gerusalemme dall’Etiopia per adorare Dio. Questo lo potete leggere in Atti 8:5-8; 26-40.
Andrea, fratello di Pietro, va un pochino oltre, dimostra una fede un po’ più positiva e presenta a Gesù un ragazzo che aveva con sé del cibo, ma anche lui stabilisce che cinque pani e due pesci non sono sufficienti per sfamare una folla così numerosa. Qualcuno ha chiamato Andrea il discepolo delle piccole cose perché, pur essendo stato utile nell’opera di Dio, non ha mai fatto cose eclatanti; essendo consapevole dei suoi limiti, non se ne stava comunque in disparte inoperoso, faceva l’unica cosa che riteneva possibile per lui: presentava il caso a Gesù. In questa occasione gli presenta il ragazzo con il cibo, anche se sa che non è sufficiente. Presentare a Gesù un problema che non possiamo risolvere è sempre la soluzione migliore.
Il ragazzo anonimo poteva, egoisticamente, rifiutare di consegnare a Gesù il cibo che serviva per nutrire lui e forse la sua famiglia, ma non ebbe timore di esporsi a un digiuno per rispondere alla richiesta di Gesù. Con questo gesto, questo anonimo ragazzo, mostrò di avere più fede dei discepoli. Sicuramente anche lui sapeva che quei pochi pani e pochi pesci non erano sufficienti, ma non rifiutò di offrire ciò che aveva facendo calcoli razionali.
Morale: Quando Gesù ci chiede: “Che cos’hai da mettere a disposizione dell’opera di Dio?” diamogli ciò che abbiamo, mettiamo a sua disposizione anche ciò che riteniamo sia insufficiente. Facendo questo semplice passo di fede vedremo il miracolo.