In questo capitolo Gesù si presenta come “Il pane che dà vita”, il vero pane che sazia, come avvenne con la donna samaritana con la quale si identificò come l’acqua della vita.
Gesù aveva da poco fatto il miracolo della moltiplicazione dei pani, ora è inseguito da una moltitudine di persone che avevano mangiato a sazietà del frutto del miracolo, molti dei quali però non se ne erano resi conto, infatti al v. 30 chiedono un segno miracoloso per poter credere in lui.
I Giudei, legati alla tradizione, citano il pane disceso dal cielo al tempo di Mosè e subito Gesù chiarisce che non fu Mosè a provvedere la manna, ma Dio stesso, e lo chiama nuovamente “suo Padre”. Nell’A.T. possiamo individuare molte indicazioni che annunciano in modo nascosto avvenimenti futuri; uno di questi era la manna, che era figura del vero pane che sarebbe disceso dal Cielo, cioè Gesù. Anche il fatto che Gesù sia nato a Betlemme, che significa CITTÀ DEL PANE, è sorprendente.
La gente che cercava Gesù era sorpresa di vederlo sull’altra riva del mare, sapendo che i discepoli si erano imbarcati da soli e non c’erano ormeggiate altre barche quando erano partiti. Quando altre barche poi arrivarono da Tiberiade, molti di loro salparono per attraversare il mare che ormai era calmo ed era giorno fatto. Come sua consuetudine, Gesù non risponde alla loro domanda: “come sei giunto qui”, ma evidenzia il vero motivo per cui lo stanno cercando: “Non mi cercate perché avete visto miracoli, ma perché avete mangiato gratis”. Gesù conosceva il loro cuore e non si fidava di loro (2:24).