«In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Ma colui che entra
per la porta è il pastore delle pecore. 3 A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei». 6 Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono quali fossero le cose che diceva loro.
In questi primi sei versetti Gesù si paragona al buon pastore che è riconosciuto, non solo dal portinaio dell’ovile che gli apre la porta, ma anche dalle pecore che riconoscono la sua voce. I ladri e briganti che cercano di penetrare nell’ovile da altre parti sarebbero tutti i rappresentanti della classe sacerdotale. In
sostanza Gesù sta esprimendo un giudizio. Loro non sono stati chiamati da Dio a svolgere i rispettivi compiti, ma hanno usurpato quella posizione che spetta solo al Buon Pastore. I fatti dimostravano che le cose stavano proprio così: la gente non li ascoltava, non riconosceva la loro autorità. Quando Gesù cominciò a insegnare, i suoi uditori riconoscevano in lui la vera autorità come troviamo scritto in Matteo 7:28-29 e passi paralleli: Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, la folla si stupiva del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi. Tutti coloro che
riconoscevano la sua autorità erano paragonati alle pecore che riconoscono la voce del pastore, mentre le autorità religiose non venivano ascoltate. Se da
parte del popolo c’era una sorta di riverenza e sottomissione verso queste pseudo autorità, era solo per il timore che essi incutevano, non certo per amore.
La classe sacerdotale era decaduta. Non tutti i sacerdoti venivano eletti per la loro discendenza levitica e nemmeno i sommi sacerdoti erano fra i diretti
discendenti di Aronne, ma acquistavano quelle posizioni in cambio di denaro. La giudea era una provincia romana e i romani gestivano anche gli affari religiosi e nominavano in autorità chi volevano dietro pagamento di cospicue somme, come avveniva per l’acquisto della cittadinanza. Il sacerdozio levitico, seppur fosse stato ordinato da Dio, era decaduto e stava per subire una radicale trasformazione: Gesù sarebbe diventato il nostro sommo sacerdote, oltre che vittima sacrificale, ma Gesù non era discendente di Levi, nemmeno di Aronne. Discendeva da Giuda. L’esempio di questo suo particolare sacerdozio lo troviamo in Genesi 14: 17-20 dove compare un certo sacerdote di nome Melchisedec. Lo potete leggere voi direttamente. Io mi rivolgo a Ebrei cap. 7 dove lo scrittore di questa epistola parla proprio di questo argomento e paragona il ministero sacerdotale di Gesù a quello di Melchisedec.