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Questo passo evidenzia ancora una volta l’orgoglio di Saul. Vistosi ridotto a mal partito, piuttosto che dare soddisfazione ai Filistei, i quali si sarebbero vantati di averlo ucciso, preferisce suicidarsi. Il suo scudiero rifiuta di ucciderlo e si suicida a sua volta. Voglio confrontare l’atteggiamento dello scudiero con quello di un tale che torna dalla battaglia e si reca da Davide. Questo lo troviamo nel primo capitolo di 2 Samuele. Quest’altro personaggio è un Amalechita. Gli Amalechiti erano discendenti di Esaù, capostipite degli Edomiti, i quali sono sempre stati nemici di Israele anche se fratelli. Infatti Esaù era fratello di Giacobbe.

Questo amalechita si reca da Davide per portare la notizia della sconfitta e della morte di Saul e, cercando di trovare il suo favore, gli riferisce di aver ucciso Saul e gli porta la sua corona. Sperava sicuramente di venire ricompensato, ma Davide non si fa ingannare. Persone di questo tipo sono delle serpi, ma Davide ha imparato a conoscere le persone. Gli dice: “Come mai non hai temuto di uccidere l’unto del Signore”. E lo fa giustiziare. Sembra crudeltà, ma è avvedutezza, saggezza.  

Davide avrebbe avuto tutto il diritto di uccider Saul, sarebbe stata legittima difesa. Per due volte ne ebbe l’occasione, ma non lo fece. Ora si presenta uno straccione che è dichiaratamente un nemico di Israele, che con inganno cerca di aggraziarsi il re, ma riceve il fatto suo.

Insieme a Saul muoiono anche i suoi figli. Anche Gionatan, l’amico fedele di Davide. Era necessario che tutta la famiglia di Saul morisse, che non rimanessero eventuali pretendenti al trono, perché in tal caso sarebbero stati strumentalizzati dai loro parenti e dai sostenitori di Saul. Più avanti, infatti, nel secondo libro si parla di un certo Simei, parente di Saul, che quando Davide passò presso la sua abitazione con i suoi uomini, iniziò a ingiuriarlo, a tirargli sassi e accusarlo di aver usurpato il trono di Saul. Comunque, in quel tempo, c’era l’usanza che chi saliva al trono eliminava tutta la famiglia del precedente re. Non è stato questo il caso, perché ci ha pensato il Signore. Davide, comunque, non l'avrebbe mai fatto.

Nel primo capitolo di 2 Samuele, Davide piange la morte di Saul, lo riteneva come un padre. Lo rispettava, lo amava sinceramente e sapeva che agiva in quel modo a causa di uno spirito cattivo. Saul aveva settantadue anni.