Questo racconto, che esalta il nazionalismo degli ebrei, si svolge nella capitale dell’impero Medo-persiano, la città di Shushan (Susa). Nel quinto secolo a.C. Giuda è ancora prigioniero sulle rive dell’Eufrate. Era stato deportato da Nabucodonosor, imperatore babilonese (604-583 circa) al quale si sono succeduti i governi medo-persiani, fino al tempo della liberazione, avvenuta con l’Editto di Ciro nel 538 a.C. dopo circa settant’anni di esilio (Leggi i libri di Esdra e Nehemia). Là il popolo d’Israele sfugge miracolosamente alla politica di sterminio di Haman, precursore di tutti gli antisemiti della storia. Il libro di Ester ci dà, a questo proposito, un insegnamento prezioso: Haman subirà un castigo severissimo e la persecuzione del popolo eletto avrà come conseguenza la sua riabilitazione agli occhi di tutti. Lo stesso fenomeno si è verificato nel XX secolo: dalle ceneri dei campi di sterminio nazisti è sorto lo Stato d’Israele. Dio aveva promesso ad Abrahamo: “Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà…” (Genesi 12:3) Così sta avvenendo anche ai giorni nostri, dove è chiaramente visibile la maledizione di Dio sui nemici del suo popolo, i quali, se da una parte cercano in tutti i modi di attuare i loro piani criminosi verso Israele, dall’altra si stanno autodistruggendo con sanguinose guerre interne.