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Israele era una vigna lussureggiante, che dava frutto in abbondanza; più abbondava il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più bello era il suo paese, più belle faceva le sue statue. (10:1)

Attraverso questo passo comprendiamo bene qual è il pericolo che si annida nell’abbondanza di benedizioni: attaccarsi a esse e dimenticare Dio.

Fin dall’antichità, tutti quelli che hanno gridato a Dio hanno ottenuto risposta, liberazione e benedizione, Israele ne è un esempio perfetto. Dal libro dei Giudici apprendiamo che il popolo benedetto da Dio, alla terza generazione dimenticava i benefici ricevuti e si dava all’idolatria, utilizzando le stesse benedizioni ricevute per peccare. L’Europa e l’America si sono sviluppate e hanno conosciuto ricchezza e abbondanza grazie alla benedizione di Dio; avevamo il timore di Dio, ma cosa ne abbiamo fatto delle benedizioni ricevute? Ora, dopo aver assistito al degrado morale, siamo spettatori anche del fallimento economico. Per quanto tempo ancora il mondo cosiddetto cristiano rifiuterà di abbandonare il peccato per tornare a Dio?

Anche Isaia, profeta contemporaneo di Osea, predicava lo stesso messaggio al regno del Sud, che stava inesorabilmente ricalcando i sentieri di Efraim:

Il mio amico aveva una vigna sopra una fertile collina. La dissodò, ne tolse via le pietre, vi piantò delle viti scelte, vi costruì in mezzo una torre e vi scavò uno strettoio per pigiare l'uva. Egli si aspettava che facesse uva, invece fece uva selvatica.  Ora, abitanti di Gerusalemme e voi, uomini di Giuda, giudicate fra me e la mia vigna! Che cosa si sarebbe potuto fare alla mia vigna più di quanto ho fatto per essa? Perché, mentre mi aspettavo che facesse uva, ha fatto uva selvatica? Ebbene, ora vi farò conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: le toglierò la siepe e vi pascoleranno le bestie; abbatterò il suo muro di cinta e sarà calpestata. Ne farò un deserto; non sarà più né potata né zappata, vi cresceranno i rovi e le spine; darò ordine alle nuvole che non vi lascino cadere pioggia. (Isaia 5: 1-6)

Queste parole di Isaia riflettono l’attuale condizione del mondo cosiddetto cristiano; come all’epoca di Osea e Isaia, quando Dio chiamò nazioni pagane a invadere Israele, così noi oggi assistiamo a una silenziosa invasione di popoli pagani che ci portano via terreni, attività commerciali e industriali e portano al fallimento le nostre aziende. Non dobbiamo prendercela con gli invasori, ma con noi stessi perché abbiamo abbandonato; cerchiamo affannosamente la benedizione, ma non ci rivolgiamo a Colui che dà la dispensa.