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Il ministero di Osea si colloca fra il 786 e il 724 a.C., durante i regni di Uzzia, Iotam, Acaz ed Ezechia nel regno di Giuda (o regno del Sud) e Geroboamo II nel regno di Israele (o regno del Nord). Il suo libro, suddiviso in quattordici capitoli, presenta una struttura circolare, poiché si susseguono sei annunci del giudizio di Dio, a ciascuno dei quali ne segue uno di grazia. Lo scopo della profezia di Osea era richiamare Israele al pentimento, preannunciare la sua deportazione in Assiria, causata dal suo sviamento e predire una futura restaurazione. Dalla storia apprendiamo che la restaurazione descritta nella profezia ha dovuto attendere duemilasettecento anni prima di adempiersi e sta avvenendo proprio oggi, sotto i nostri occhi. Dopo la fondazione dello Stato di Israele avvenuta nel 1948, il Parlamento ha approvato la cosiddetta legge del ritorno (1950), che consente a ogni ebreo della diaspora e a ogni discendente anche indiretto di Ebrei di entrare nel nuovo Stato e di assumerne la cittadinanza.

Come Amos, Osea incentra la sua profezia sul regno di Samaria (Israele), ma facendo riferimento ogni tanto anche a quello di Giuda, che valuta in genere come simile al primo. Ciò è rilevante perché in realtà la condizione di quest'ultimo era sensibilmente migliore e la degenerazione non era ancora così avanzata. Evidentemente, il profeta vedeva già con anticipo che nel regno del Sud si era imboccata la stessa strada percorsa dagli ebrei del regno del Nord. Studiando il libro dei Re di Giuda e Israele e scrivendo uno schema “buoni e cattivi” come si faceva a scuola al mio tempo, scopriamo che, a differenza dei re di Giuda, fra i quali ce n’erano alcuni rimasti fedeli a Dio, i re d’Israele finiscono tutti nella colonna dei cattivi, essendosi dati tutti quanti all’idolatria e ribellati alla Parola di Dio annunciata dai profeti.

Mentre Osea profetizzava a Israele, Isaia e Geremia profetizzavano a Giuda, il quale avrebbe subito la stessa sorte di Israele. Probabilmente, il motivo per cui Giuda fu deportato circa un secolo dopo Israele, risiede proprio nella fedeltà di alcuni suoi regnanti. Nel tempo anche Giuda si rese irrimediabilmente degno del castigo divino e dovette subire l’invasione dei babilonesi e la conseguente deportazione.