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Negli ultimi anni della sua vita cosciente Nietzsche scrive alcune opere di grande interesse, seppur segnate dai prodromi della follia. Nell’“Anticristo” formula la teoria della doppia morale: quella dei signori (i superuomini) e quella degli schiavi. Gli schiavi sono i cristiani, identificati con i mediocri, i deboli, i perdenti, che nutrono risentimento nei confronti dei forti, dei felici e dei vincenti, e da duemila anni sono riusciti ad avvelenare loro la vita attraverso l’invenzione e la propagazione di una religione e di una morale che condanna e colpevolizza l’essere vincente. Essendo maggiori di numero, gli schiavi sono riusciti nel loro intento, neutralizzando la potenza dei padroni. I cristiani si accontentano di un ipocrita egualitarismo. L’amore cristiano viene da Nietzsche interpretato come sintomo di debolezza e di cattiveria.
Nietzsche inizia ad occuparsi di politica e per la prima volta pretende di mettere in pratica le sue idee. Tuttavia, nei suoi frammenti postumi, egli si limita a vagheggiare il ritorno del dionisiaco nel mondo grazie alla presa di potere da parte dei superuomini, che egli non identifica con una presunta razza, con un popolo (tantomeno con il popolo tedesco), con una classe sociale, con una casta del denaro o del sapere. Il superuomo è una sorta di individualista anarchico che dimostra una superiorità antropologica, che non può essere identificato con alcun referente storico preciso.