All’inizio del “Discorso sul metodo” Cartesio enuncia le quattro regole del metodo geometrico. La prima regola, la più importante, consiste nell’evidenza mentale, a priori, di idee chiare e distinte; vale a dire, di idee colte in maniera esauriente, senza alcun margine di dubbio, e del tutto separate tra loro. La seconda e la terza regola servono a ricondurre alla prima regola idee che inizialmente si presentano come oscure e complesse, attraverso un processo di divisione e di corrispettiva ricomposizione. La quarta regola suggerisce una enumerazione finale per controllare la validità delle operazioni.
La convinzione che tutte le scienze “geometrizzabili”, comprese discipline sperimentali come la fisica, debbano basarsi su princìpi a priori, risulta singolare. Cartesio ritiene tuttavia che sia necessario, per evitare di elaborare una fisica senza fondamento, come a suo dire quella di Galileo, facilmente attaccabile da parte degli scettici. Quindi Cartesio sostiene che la fisica debba avere basi metafisiche e teologiche. Al di là di alcuni generalissimi capisaldi ricavati dalla ragione, però, Cartesio pensa che le teorie e i fenomeni particolari debbano essere ottenuti grazie al metodo osservativo-sperimentale, che si presenta simile a quello del grande scienziato italiano.