A partire da questa lezione, passiamo dalla fisica alla metafisica cartesiana. L’idea del nostro filosofo è quella di trovare la base di partenza di una nuova metafisica in qualcosa che sia a tal punto autoevidente a priori, a tal punto chiara e distinta alla mente, da poter resistere anche al minimo dubbio. Per fare questo, Cartesio utilizza un dubbio generale in funzione metodica: è necessario mettere in dubbio tutto, considerare falsa qualunque cosa anche in presenza di una piccola perplessità conoscitiva.
Cartesio procede attraverso due stadi del dubbio. Prima dimostra che i sensi ci ingannano, e quindi tutti i corpi percepiti dai sensi, compreso il corpo umano, vengono messi in dubbio nella loro esistenza. Successivamente il dubbio, divenuto iperbolico, investe anche le idee dell’intelletto che non dipendono dai sensi, quali le verità logiche e matematiche: infatti potrebbe esistere un “genio maligno” che mi inganna persino quando effettuo l’addizione di due numeri, o penso al numero dei lati di un triangolo. Viene spiegato nel dettaglio il problema della possibile derivazione della negazione cartesiana delle verità eterne della logica e della matematica, dalle idee degli oratoriani, che come Cartesio pensavano che Dio avesse creato anche esse a suo arbitrio e potesse cambiarle a suo piacimento.
Ad un certo punto sembra che Cartesio abbia messo in dubbio qualunque cosa. Eppure non è così. Il dubbio radicale permetterà a Cartesio di trovare, in maniera semplice, l’unica struttura che non può essere messa in dubbio.