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Oltre alla dinamica sociale (la legge dei tre stadi) – di cui abbiamo parlato nella scorsa lezione -, la sociologia di Comte prevede la statica sociale; ovvero lo studio di quelle condizioni d’ordine, invariabili, che sono necessarie al buon funzionamento di ogni società, in qualunque tempo e luogo. Alcune condizioni di statica sociale riguardano il libero mercato, altre la sottomissione della donna all’uomo e il divieto di divorzio: idee queste ultime, che saranno criticate dai liberali inglesi dell’epoca.
La sociologia, come le altre scienze sperimentali, attraverso l’osservazione arriva a prevedere i fenomeni futuri, e la previsione consente l’azione politica per evitare e gestire crisi sociali, economiche, familiari, psicologiche. Dunque la sociologia, o fisica sociale, si presenta come una politica razionale. Non quindi i consueti uomini politici, e un parlamento democraticamente eletto, devono legiferare e governare, bensì una casta di scienziati e di industriali che possiedono competenze specifiche in un ambito, quello politico-morale, che viene trasformato in scienza esatta. Tali tesi attirano su Comte accuse di autoritarismo, da parte di John Stuart Mill e altri pensatori liberali.
Il problema della possibilità di sperimentare in sociologia viene risolto da Comte, sulla scia di Bacone, dando priorità all’osservazioni dei fenomeni devianti.
Nell’ultima fase della sua produzione, Comte elabora una singolare e grottesca ipotesi di Chiesa positiva, destinata a diffondere le teorie scientifiche, in cui i ricercatori prendono il posto dei preti, e tutti i dogmi e i riti cristiani vengono sostituiti da dogmi e riti positivi. Questa sorta di divinizzazione della scienza verrà rifiutata anche dai più fedeli discepoli del filosofo francese.
Al termine della lezione vengono brevemente ricordate altre figure significative del positivismo francese.