Esistono anticipatori dell’evoluzionismo biologico anche nel Settecento (Maupertuis, Buffon, Diderot). All’inizio dell’Ottocento Jean-Baptiste Lamarck ipotizzò che la vita si evolva in specie sempre più complesse, fino alla più complessa di tutte, ovvero la specie umana. Ogni organismo, di fronte alle minacce della natura, modifica la propria organizzazione: tende a usare un organo o una parte del corpo, e a non usare un altro organo. Se la giraffa deve raggiungere le foglie in alto per nutrirsi, lo sforzo fa allungare il suo collo. Secondo Lamarck i nuovi caratteri acquisiti dagli individui vengono trasmessi ereditariamente ai discendenti, e possono affermarsi come caratteri della specie. Questo processo trasforma alcune specie in altre.
Charles Darwin partecipò ad un viaggio intorno al mondo sul brigantino “Beagle”. Egli osservò animali leggermente diversi in territori vicini, e ipotizzò che in ogni zona un gruppo di animali avesse sostituito il gruppo precedente, in relazione ai cambiamenti ambientali. Una variazione lenta e continua nel tempo. A Darwin sembra che le specie si modifichino poco a poco, ma non per l’azione dell’ambiente esterno, e non (a differenza di quel che aveva scritto Lamarck) per volontà degli organismi. Gli organismi si adattano all’ambiente in base a variazioni di cui Darwin non capisce il meccanismo e che si possono in un certo senso chiamare casuali; variazioni che vengono trasmesse ai discendenti. Le variazioni favorevoli all’ambiente vengono mantenute, le variazioni sfavorevoli all’ambiente vengono distrutte. A volte gli individui modificati si adattano meglio all’ambiente. Dunque hanno più probabilità di sopravvivere rispetto agli altri, e di sopravvivere fino all’età dell’accoppiamento. I caratteri mutati si adattano all’ambiente, e si stabilizzano. Prevalgono nella lotta per l’esistenza, ovvero per l’alimentazione e per la riproduzione. Al contrario, le tante variazioni che non si adattano all’ambiente, che non facilitano la nutrizione e la riproduzione, non vengono conservate. Si tratta del principio della selezione naturale. Così questi caratteri si affermano. Sono utili alla sopravvivenza all’interno della situazione ambientale in cui appaiono. Darwin parla di sopravvivenza del più adatto (survival of the fittest).
Questa videolezione cerca di collocare Darwin all’interno di un contesto. Parliamo dell’anticipazione della teoria darwiniana (divulgata tardivamente nella celebre opera “L’origine delle specie”), da parte di Alfred Wallace. Spieghiamo come Wallace facesse parte di quel gruppo (piuttosto numeroso) che accettava l’evoluzionismo darwiniano pur rifiutandone le implicazioni relative all’uomo.
Nell’“Origine delle specie” non si parla della derivazione dell’uomo da un’altra specie animale. Tuttavia ciò era implicito. Preceduto da Huxley, Darwin intervenne sulla questione con il testo “L’origine dell’uomo e la scelta sessuale”. Darwin non si sofferma tanto sulle somiglianze fisiche tra uomo e scimmia, dandole per acquisite, quanto piuttosto sull’origine delle facoltà morali e intellettuali dell’uomo, che lo distinguono notevolmente dai primati. Darwin mostra che tra le qualità psichiche dell’uomo e degli animali vi è una differenza di grado, non una differenza di essenza qualitativa, e quindi l’intelletto dell’uomo può derivare da quello degli animali. La morale umana è anch’essa un affinamento evolutivo di qualità che derivano dagli animali.