Nel “Fedro” Platone riprende il tema di Eros già trattato nel “Simposio”. L’amore viene presentato come una delle quattro manie positive, in cui l’essere umano è posseduto dagli dei. Una volta precipitata dall’iperuranio e persa la capacità di volare, l’anima è rinchiusa in un corpo che la spinge a dimenticare le Idee-forme che aveva contemplato nella pianura della verità. Il corpo trascina le facoltà più nobili dell’anima a desiderare gli oggetti sensibili, ma il filosofo grazie ad Eros può sentire nascere dentro di sé la voglia di rimettere le ali e di riprendere il volo verso il luogo celeste da cui proviene. Non lo farà da solo, però, bensì insieme all’amante con il quale pratica proficuamente la filosofia, grazie ad un amore rispettoso e non sguaiato. Sembra che l’Idea di Bello abbia uno statuto gnoseologico privilegiato. Infatti viene messa in evidenza (“su bianco piedistallo”) rispetto alle altre idee-forme nella descrizione dell’iperuranio. Contemplando la bellezza sensibile di quaggiù, e non le altre caratteristiche delle cose, il filosofo ricorda l’idea del Bello ideale di lassù, e attraverso essa può conoscere anche le altre Idee. La lezione presenta ampie letture e interpretazioni del testo originale.