In questa lezione parliamo della politica interna di Francia e Inghilterra nella prima parte del Settecento. In Francia la morte di Luigi XIV e il periodo della Reggenza segnano la ripresa delle forze anti assolutistiche: i ceti privilegiati riusciranno a non pagare le tasse. La situazione non cambia durante il regno del debole Luigi XV. Le molte guerre aggravano il debito pubblico, spianando la strada alla successiva Rivoluzione francese. Si apre anche una stagione di maggiore libertà e anticonformismo, che segna l’affermazione dell’illuminismo.
In Inghilterra il parlamento aumenta ulteriormente i suoi poteri, già notevoli dopo il Bill of Right. Si pone un problema di successione, perché dopo la morte di Maria e Guglielmo, la regina Anna (che realizza l’unione di Inghilterra e Scozia nella Gran Bretagna) non ha eredi. Si avvia dunque all’estinzione il ramo protestante degli Stuart, aprendo la possibilità del ritorno degli Stuart cattolici. Per evitare questo il parlamento approva l’Act of Settlement: dopo Anna, i tedeschi Hannover sono invitati a prendere possesso del trono britannico. Mentre la Scozia si ribella inutilmente, Giorgio I e Giorgio II Hannover non si occupano quasi per niente degli affari di Stato. Il parlamento così spadroneggia. I tories (conservatori), accusati di voler favorire gli scozzesi e i pretendenti Stuart, vengono criminalizzati. Per quarantacinque anni governano interrottamente Walpole e altri primi ministri whig (liberali), che diffondono la corruzione. Il parlamento si riduce ad un comitato d’affari dei proprietari terrieri che stanno realizzando la rivoluzione industriale.