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A differenza di Platone, Aristotele ritiene che i fenomeni del divenire possano essere conosciuti scientificamente. Ciò lo avvicina ai presofisti, da cui però lo distingue l’idea della prevalenza della causalità finale rispetto alla causalità meccanica. Il dinamismo della natura non è un ostacolo alla sua conoscenza. Infatti il nostro filosofo mette in evidenza che le trasformazioni non ricadono mai nel nulla, in quanto permane sempre un substrato (“hypokeímenon”): la sostanza quando cambiano gli accidenti, oppure la materia quando si genera una sostanza.