L’iperuranio è un mito molto celebre di Platone, in cui il mondo intelligibile è rappresentato in maniera esplicita. Le anime umane nell’iperuranio volano come uccelli intorno alle idee-forme, e godono della sapienza di esse. Alcune anime riescono a guardale bene, altre poco, altre per niente. Poi le anime precipitano nel mondo sensibile, si uniscono a un corpo e dimenticano ciò che hanno visto lassù. Tuttavia le anime, soprattutto quelle dei filosofi, mantengono una tendenza a ricordare, e desiderano rimettere le ali per volare nel luogo da cui provengono. La dottrina della metempsicosi insegna che alla morte del corpo l’anima si reincarna in un altro corpo, per poi tornare per un certo periodo nel mondo trascendente per scontare un premio o una punizione. Solo dopo un ciclo secolare, l’anima potrà tornare definitivamente nel luogo celeste. Dunque per Platone la conoscenza non è empirica. La conoscenza è a priori. Conoscere vuol dire ricordare, riesumare da dentro di sé ciò che si conosceva un tempo. Stimolata dalle copie sensibili, l’anima risale al modello intelligibile.