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La Riforma si diffonde nei tre regni centro-orientali cattolici dell’Europa: Ungheria, Boemia e Polonia.  Qui le condizioni sono diverse dall’Europa occidentale: il sovrano è debole ed elettivo, l’aristocrazia terriera è molto forte, i contadini cadono progressivamente in uno stato di schiavitù. Inizialmente la diffusione del luteranesimo in Ungheria viene avversata da re Luigi II Jagellone, ma dopo la sua morte nella drammatica battaglia di Mohács la nuova religione non trova ostacoli. Infatti né Ferdinando d’Asburgo (che occupa un’esigua parte del regno) né Giovanni Szapolyai (vassallo degli ottomani, che controllano gran parte dell’ex Grande Ungheria), sono in grado di bloccarne la diffusione. Inoltre entrambe le parti hanno bisogno dell’appoggio dei nobili, che in buona parte sono diventati protestanti.   La seconda fase della Riforma ungherese vede il notevole successo del calvinismo, che per il suo repubblicanesimo e per il suo non essere tedesco, sembra adattarsi più del luteranesimo alle idee e alle esigenze della classe nobiliare e del popolo. Lo stesso Mátyás Bíró, il più importante riformatore ungherese, si converte dal luteranesimo al calvinismo.  Anche in Transilvania (parte dell’ex impero ungherese) il calvinismo soppianta il luteranesimo, e lo stesso voivoda di Transilvania, Giovanni Sigismondo Szapolyai, figlio del già citato Giovanni, si converte al calvinismo. Inoltre va segnalato l’enorme successo in Transilvania degli antitrinitari sociniani scacciati dalla Polonia, i quali riusciranno a convertire le principali autorità del Paese. La Transilvania, alla quale l’impero ottomano concede una forte autonomia, si caratterizzerà per la sua tolleranza. In Ungheria le dottrine protestanti sopravviveranno molto più a lungo rispetto a Boemia e Polonia, anche per via della tolleranza degli occupanti ottomani.  In Boemia la situazione di partenza è molto particolare, perché già da un secolo si era diffusa la Chiesa hussita, la quale aveva anticipato la mentalità protestante.  All’inizio del Cinquecento le sette hussite estremiste, sconfitte, erano state sostituite dai Fratelli boemi, un nuovo gruppo radicale che faceva sempre più proseliti anche tra i ceti ricchi, che si diffuse anche in Ungheria e Polonia, e che re Luigi II Jagellone non riuscì ad arginare. Dopo il disastro di Mohács, il nuovo sovrano Federico d’Asburgo d’Austria non può né vuole combattere hussiti e protestanti, perché come in Ungheria ha necessità dell’alleanza con i nobili riformati. Il successo del luteranesimo in Boemia è inferiore rispetto alla Polonia, proprio per via della presenza degli hussiti. Nonostante le differenze dottrinali, i rapporti tra hussiti e luterani saranno sempre buoni, perché Lutero in persona elogia gli hussiti e considera Jan Hus suo precursore.  I luterani intessono relazioni amichevoli anche con i Fratelli Boemi, mentre si diffonde anche un altro gruppo estremista, gli anabattisti. La pluralità delle sette protestanti si arricchisce con l’arrivo del calvinismo.