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Le sostanze prime sono la base del reale. Aristotele sostiene che ogni sostanza è un sinolo (un tutt’uno inseparabile) di materia e forma. Tuttavia Aristotele mette in evidenza che la forma è più importante della materia. La sostanza è sostanza in quanto forma, non in quanto materia. La forma caratterizza una sostanza e la rende diversa dalle sostanze che appartengono ad un’altra classe. Ad esempio, io posso prendere un tavolo di legno di otto gambe, tagliarlo in due e ottenere due sgabelli. Che cosa differenzia la sostanza “tavolo” dalla sostanza “sgabello”? Certamente la forma, non la materia, la quale è rimasta la stessa (il legno) in entrambe le sostanze. La materia è dunque il sostrato o substrato (“hypokeímenon”) che resta uguale nel corso di un mutamento sostanziale. Ciò ha dato luogo a discussioni. Infatti in questo caso (in fisica e in metafisica) Aristotele considera “substrato” la materia della sostanza, mentre nelle opere di logica aveva sostenuto che il substrato fosse l’intera sostanza, a fronte degli accidenti che cambiano. Il problema si risolve facilmente se si riflette sul fatto che, analogamente alle quattro cause, a materia/forma e a potenza/atto, anche il substrato è un concetto relativo, che può essere utilizzato in differenti sensi.

La trattazione della forma in Aristotele è complessa, e ha dato luogo a controversie. Per intendere correttamente, bisogna liberarsi delle incrostazioni cristiane e scolastiche che hanno deformato per secoli il pensiero di Aristotele attribuendogli erroneamente credenze in qualità occulte o soprasensibili: è ciò che fa Enrico Berti, che noi seguiamo. La forma per Aristotele non è intelligibile come per Platone, e non è separata dalle cose materiali. La forma è la morfologia che appartiene a tutte le sostanze di una medesima classe. Si tratta di un principio ontologico immanente. La forma del “cane” è ciò che hanno in comune tutti i cani; e in ogni cane, esiste realmente la forma universale del cane. I cani si distinguono tra loro per gli accidenti (per esempio, le dimensioni, il colore), pur possedendo tutti lo stesso schema morfologico della classe “cane”. Aristotele, come viene chiarito in un approfondimento sulla forma al termine della lezione, pensa alla forma come qualcosa di simile a ciò che in chimica oggi chiamiamo “formula”. Un altro approfondimento è dedicato alla controversa nozione di essenza (che come abbiamo accennato nelle lezioni sulle quattro cause corrisponde alla forma), che Aristotele designa con l’enigmatica locuzione “che cosa l’essere era”.