Quest’ultima lezione su Leibniz è dedicata alla teodicea.
Dio in Leibniz non è un’aggiunta estrinseca. Dio è strettamente legato alla logica, alla metafisica, e alla morale. Leibniz è profondamente critico nei confronti del Dio di Cartesio e di quello di Spinoza, che egli considera equivalenti.
Secondo Leibniz Dio è l’unità o sostanza semplice originaria, che crea come suo prodotto le monadi. Quando Dio crea, effettua una selezione tra i differenti possibili esistenti nella sua mente. Tuttavia Dio sceglie in base ad un criterio, sia logico sia morale. Quindi Dio sceglie il migliore dei mondi possibili. Qual è il migliore dei mondi? È quello che si rivela il più semplice nelle sue ipotesi, il più ricco di fenomeni. Il migliore dei mondi possibili non è un mondo perfetto, ma è migliore di tutti gli altri possibili.
Queste visioni teologiche hanno conseguenze molto importanti sia sul problema della libertà sia sul problema del male.
La difesa dell’esistenza del libero arbitrio, che da parte di Leibniz sarà sempre coriacea, attirerà molte critiche. Infatti, come si può accettare la libertà delle sostanze semplici o monadi, quando Dio conosce sin dall’inizio tutti gli eventi futuri di ciascuna monade? Nel momento in cui Dio crea la monade Giulio Cesare, stabilisce come parte della definizione completa di Giulio Cesare, la ragion sufficiente in base alla quale Giulio Cesare attraverserà il Rubicone. In che senso si può affermare che questa azione di Giulio Cesare sia libera?
Leibniz contesta l’esistenza di una volontà che, prima di determinarsi all’azione, sia del tutto indifferente ai motivi e agli impulsi che la spingono all’azione. In realtà ogni azione che viene compiuta trova sempre una ragion sufficiente negli stati psichici antecedenti, strettamente connessi tra loro. Tuttavia non vuol dire che l’azione sia necessitata. L’opposto di una verità di fatto è possibile. Però, pur essendo possibile, un’opzione differente rispetto ad una verità di fatto non si verificherà mai, per via del principio di ragion sufficiente. In teoria è possibile che Giulio Cesare utilizzi la determinazione libera della sua volontà per non attraversare il Rubicone. Tuttavia è già insito nella definizione completa della monade di Giulio Cesare che Giulio Cesare attraverserà il Rubicone. L’azione opposta resta possibile, però Dio potrebbe sceglierla soltanto all’interno di un altro mondo possibile, cioè all’interno di uno dei mondi che Dio non ha creato. L’obiezione a Leibniz è che ogni evento empirico e contingente sia libero soltanto in teoria, ma di fatto è già determinato dall’inizio.
Molto difficoltosa è anche la trattazione che Leibniz riserva al problema del male. Infatti, se Dio è perfetto e sommamente buono, e peraltro ha creato il migliore dei mondi possibili, come si spiega che abbia creato o abbia permesso il male? Leibniz fu duramente contestato su questo problema da Pierre Bayle.
Leibniz sostiene che il male non esiste come una realtà positiva, bensì come privazione, una privazione del bene derivata dalla inevitabile limitazione delle cose create. Leibniz spiega che il migliore dei mondi possibili, non lo è in senso assoluto, ma in senso relativo. Migliore significa più logico e coerente, e più ricco di fenomeni. Inoltre Leibniz dice che il bene e l’armonia dell’universo vanno visti nell’insieme, nel tutto, e non nega l’esistenza del male all’interno di singole parti. La presenza del male in una singola parte si giustifica perché contribuisce all’armonia dell’insieme.