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La pregnante presenza della magia nel Rinascimento ha fatto molto discutere. L’animismo e l’interconnessione di tutti gli enti, idee tipiche del platonismo rinascimentale, portano molti autori a pensare che si possano attivare a distanza qualità nascoste nella natura: la magia si differenzia dalla scienza moderna per via della segretezza, della non riproducibilità delle esperienze, del linguaggio criptico. Ma a differenza di quel che molti pensano, vi sono caratteristiche della magia rinascimentale che anticipano la scienza moderna e hanno favorito la sua affermazione: la magia infatti non ricerca una conoscenza fine a se stessa, ma una conoscenza operativa, pratica, che ha come suo intento la modificazione e il dominio della natura. L’astrologia deriva dagli antichi, e come tale si presenta prima di tutto come astrologia giudiziaria, predittiva di eventi futuri. Così avviene in personaggi come Ficino o Pomponazzi. Le critiche a questo tipo di astrologia arrivano da Pico della Mirandola e da tanti altri, perché la considerano in contrasto con il libero arbitrio. Pomponazzi non ha difficoltà ad ammettere di aver imperniato il suo determinismo sull’astrologia, mentre Ficino parla di magia bianca, ovvero di un’arte che utilizza a fin di bene caratteristiche già insite in natura, senza che il mago vada a modificare l’ordine voluto da Dio, o a praticare miracoli. Ficino ritiene che lo spirito degli astri possa essere convogliato in oggetti chiamati talismani, e diretto a curare il corpo degli uomini. Dunque la magia sarebbe complementare alla religione (che cura le anime). Pico della Mirandola pratica la cabala, che genera una forma di conoscenza divina nell’iniziato attraverso la declamazione di parole dell’antica sacra lingua ebraica. Molti autori vengono ingiustamente considerati solo come autori di oroscopi o di ricette alchemiche, trascurando il fatto che nelle loro opere si trovano idee naturalistiche e molto moderne: si tratta ad esempio di Fracastoro (che immagina gli scontri tra atomi), Cardano (di cui parleremo in un’altra lezione), Della Porta e Paracelso (che anticipa la moderna chimica quantitativa). Lo stesso Paracelso, insieme con Agrippa, viene solitamente considerato il principale esponente della magia nera o demoniaca, in cui il mago prende il posto di Dio nel dominare gli eventi della natura, pretendendo di compiere miracoli. Tuttavia anche in questo caso molti studiosi non concordano nel considerarli occultisti.