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Spinoza teorizza quella morale “geometrica” che Cartesio non aveva saputo o non aveva voluto realizzare. Ne deriva un’etica della potenza e dell’autoaffermazione, in cui il vero bene risiede nell’accettazione del determinismo universale. Paradossalmente è più libero chi sa di non possedere il libero arbitrio. Mentre la massa ignorante, che falsamente crede che i comportamenti umani derivino da una libera volontà, è sballottata da sentimenti imprevedibili e negativi che derivano dalla conoscenza inadeguata sensibile. Solo pochi sapienti comprendono l’amor dei intellectualis da cui scaturiscono solo affetti attivi e positivi.