Nietzsche abbandona l’illusione giovanile per la funzione palingenetica dell’arte, e si rivolge alla scienza e all’illuminismo, intesi nel senso critico-distruttivo del termine. Egli cerca di svelare l’inconsistenza di tutte le realtà eterne e le essenze metafisiche, interpretando il mondo, e in particolare le figure morali e le credenze religiose, come l’esito di casuali scontri di forze privi di finalità e di senso. Tutto è cangiante e relativo. La “critica genealogica” mette in evidenza l’origine storica e i continui mutamenti nel tempo di qualunque realtà che la civiltà occidentale abbia cercato di spacciare come invariabile, salda e fondante. Con crudo realismo Nietzsche, rifacendosi ai moralisti francesi del Seicento ed esprimendosi con aforismi, trova l’origine dei sentimenti e delle azioni egoistiche in un egoismo mascherato. Le credenze tradizionali svelano il nulla sul quale erano edificate.