Cartesio è un vero spartiacque nella storia della filosofia, ed è alla base di notevoli questioni e problemi che saranno dibattuti nei secoli successivi. Spicca tra tutti il problema dell’interazione tra anima e corpo. Il rifiuto del collegamento tra queste due sostanze eterogenee (ipotizzato da Cartesio a livello di ghiandola pineale), spingerà personaggi come Spinoza o Leibniz a ipotizzare una sorta di armonia prestabilita. Anche gli occasionalisti la pensano in questo modo, interpretando il parallelismo tra eventi mentali ed eventi fisici in base ad un accentuato teocentrismo. Essi si chiamano così perché ritengono che la causalità tra anima e corpo e tra corpo e anima sia solo “occasionale”, secondaria, mentre la vera causa sia sempre Dio. Così viene esclusa ogni interazione tra anima e corpo. La mia volontà di muovere il braccio non è la vera causa del movimento del braccio: Dio è intervenuto a muovere il braccio, oppure ha stabilito dall’eternità che il mio braccio si muovesse in un preciso istante, in contemporanea con la mia volontà di muoverlo. Reciprocamente, quando il mio braccio viene ferito, è Dio che interviene sull’anima causando un dolore in un punto preciso. Così la relazione causa-effetto si risolve in una relazione tra un prima e un dopo. La causalità divina riguarda anche la relazione tra due eventi mentali o due eventi fisici, e riguarda anche la causalità dei fenomeni esterni al corpo umano. Le contraddizioni dell’occasionalismo sono evidenti: se Dio causa tutto, è dappertutto, e rischia panteisticamente di identificarsi con ogni particella materiale; inoltre l’idea che Dio causi anche i miei stati mentali, apre all’accusa di negazione del libero arbitrio. In questa lezione abbiamo esaminato l’occasionalismo secondo La Forge e Geulincx. Nelle due prossime lezioni ci occuperemo dell’esponente più importante di questo movimento, ovvero Nicolas Malebranche.