Ci occupiamo delle altre opere nietzschiane della fase artistico-giovanile, scritte alcuni anni dopo la più celebre “Nascita della tragedia”.
Nella “Filosofia nell’età tragica dei greci” Nietzsche estende al pensiero filosofico ciò che aveva già cercato di dimostrare nel caso della letteratura e dell’arte all’interno della “Nascita della tragedia”: la netta distinzione tra epoca arcaica e epoca classica, e la superiorità della prima. I filosofi naturalisti presocratici sono considerati come gli affermatori di una filosofia eroica ed istintuale, mentre Socrate e gli idealisti successivi avrebbero imposto dottrine ottimistiche, razionalistiche, e sterili.
In “Su verità e menzogna in senso extramorale”, Nietzsche esprime il suo prospettivismo e il suo relativismo su ogni ipotesi di verità, scagliandosi in particolare contro la presunta obiettività della scienza. Nietzsche si basa sull’idea che il linguaggio e il concetto siano epistemologicamente inefficaci, e prende le distanze dal positivismo della sua epoca. Trae inoltre la conseguenza che il soggetto e la conoscenza non siano trasparenti e presenti a stessi, come molti avevano pensato in passato.
Le quattro considerazioni inattuali sono dedicate a David Strauss, di cui Nietzsche critica la svolta materialistica; alla storia, dalla quale Nietzsche mette in guardia da uno studio eccessivo che ci fossilizzi nel passato; a Schopenhauer e a Kierkegaard, i miti giovanili del nostro filosofo, ai quali Nietzsche attribuisce il ruolo di avanguardia in vista del riemergere del dionisiaco nel mondo, e che utilizza come prototipi per delineare la figura del Genio.