Molti storici sostengono che dalla metà del Cinquecento, a partire dal regno di Selim II (ma forse già dall’ultimo periodo di Solimano il Magnifico), sia iniziato il declino dell’impero ottomano. Declino morale, religioso, amministrativo e militare. Gli ottomani sono impegnati su molti fronti di guerra. Continuano le vittorie contro i cristiani nel Mediterraneo (interrotte dall’effimera e sopravvalutata battaglia di Lepanto), che portano alla sottomissione di quasi tutte le coste africane, e iniziano le affermazioni contro i portoghesi nell’oceano Indiano. La spartizione dell’Ungheria lascia all’Austria solo una ristretta parte di territorio, mentre gli ottomani concedono allo Stato vassallo della Transilvania una significativa autonomia. Tuttavia va notato che l’Iran sciita dei safawidi, che pratica la tattica della “terra bruciata”, diventa un limite invalicabile ad Oriente, e che il Libano riesce a rendersi indipendente. Durante il regno di Muhrad III, una nuova guerra contro l’Austria evidenzia la superiorità degli Asburgo, e gli ottomani vengono sconfitti a seguito della ribellione di Moldavia, Valacchia e Transilvania guidata da Sigismondo Báthory.