Gli slavi orientali vengono organizzati in un grande Stato con a capo Kiev dai vichinghi svedesi. Questi ultimi vengono chiamati Rus’, come il loro principato. Il termine Rus’ si estende presto agli slavi stessi, perché gli svedesi si fondono all’interno dell’elemento autoctono. Il commercio fiorisce grazie alla scoperta di vie fluviali che collegano territori molto lontani tra loro, persino mar Baltico e mar Nero. I primi sovrani si espandono sconfiggendo i peceneghi e i khazari. Il riferimento commerciale e culturale per Kiev è Costantinopoli, con la quale si alternano guerre e accordi commerciali. Volymydir I il Santo conquista la Galizia, che permette di allacciare rapporti con l’Europa centrale cattolica. Egli, insieme al popolo di Kiev, si converte al cristianesimo orientale. Il successivo sovrano Jaroslav il Saggio, nipote di Volymydir, si segnala per la costruzione di magnifiche chiese e monasteri, e per la compilazione del primo codice di leggi. Il territorio della Rus’ di Kiev si estende sempre di più, anche se viene insidiato dai pericolosi nomadi cumani. L’apogeo di Kiev è simboleggiato dai numerosi matrimoni dei figli di Jaroslav con sovrani stranieri – anche occidentali. Ben presto però subentra una tendenza al frazionamento, a causa di ripetute e complesse faide familiari causate dalla mancanza di una vera legge di successione. Il principe Volodymyr Monomaco, stimato da tutti, cercherà di porre rimedio al problema attraverso gli accordi di Ljubeč, che se stabilizzeranno in parte la situazione stabilendo l’ereditarietà di ogni territorio, faranno venir meno la centralità di Kiev.