Prima lezione sui caratteri generali dell’Umanesimo e il Rinascimento. È necessario per prima cosa definire e distinguere i termini “umanesimo” e “Rinascimento”, in particolare da un punto di vista filosofico – il che presenta non pochi problemi. L’umanesimo nasce in Italia, e poi si diffonde in tutta Europa. A differenza di quello italiano, l’umanesimo europeo è più legato alla teologia e alle istanze di riforma religiosa, tanto che viene anche chiamato “umanesimo evangelico”. Invece in Italia, almeno nella prima metà del Quattrocento, gli autori dell’umanesimo sembrano mostrare una piega antimetafisica, se non addirittura antifilosofica. Gli umanisti criticano fortemente il Medioevo, giudicato solo come un’epoca di passaggio tra la modernità e l’amato mondo antico. Il recupero della cultura classica si basa innanzi tutto sulla riscoperta vera e propria di opere esistenti in poche copie e dimenticate nei monasteri, sulla filologia che permette la ricostruzione del testo originario e la sua interpretazione, e sullo studio del latino classico e del greco (lingua del tutto ignorata in Occidente nel Medioevo). La conoscenza del greco antico in ambito umanistico-rinascimentale presenta alcune limitazioni. Giacché i dotti dell’epoca commisero un grave errore riguardo gli scritti del “corpus hermeticum”, che pur essendo in greco e in latino e appartenendo al tardo-antico e ai primi secoli del Medioevo, furono incredibilmente attribuiti agli antichi egizi. Il mito fittizio dell’egizianismo, che indicava negli antichi abitatori del Nilo i creatori di tutte le scienze, e le numerose credenze magiche di stampo neo-platonico presenti in queste opere, resero l’influenza dell’ermetismo molto significativa in questo periodo, almeno fino a Giordano Bruno. A differenza dei medievali, che anch’essi apprezzavano i classici ma li avevano falsificati per adattarli al cristianesimo, ritenendo che ciò che in loro vi fosse di buono fossero solo le anticipazioni della dottrina cristiana, gli umanisti e i rinascimentali si sforzano di comprenderli in modo oggettivo, riconoscendo che i contenuti delle opere degli antichi latini e degli antichi greci sono differenti dalla cultura cristiana, ma non per questo disprezzabili. Ad esempio, la lettura diretta del testo greco di Aristotele, porta a nuove interpretazioni, più laiche e naturalistiche, di questo autore: si accetta che molte sue dottrine siano incompatibili con la rivelazione cristiana: si ricomincia a interpretare l’anima aristotelica come mortale, in contrasto con quanto sosteneva la scolastica. Dopo secoli di oblio, Platone torna in auge grazie alla pubblicazione dei suoi testi e di nuove traduzioni. Alcuni autori, come Pletone e Bessarione, sfidano la scolastica perché vorrebbero sostituirlo ad Aristotele come base filosofica del cristianesimo. Infine vengono rivalutate le filosofie ellenistiche (epicureismo, stoicismo, scetticismo), che durante il Medioevo erano screditate perché considerate anticristiane. Anche in questo caso ritrovamenti e nuove traduzioni permettono la conoscenza di autori greci di cui i medievali non leggevano alcuna opera.