Eccoci con una nuova puntata delle “Pillole di letteratura giapponese” con NipPop! La nostra Paola Scrolavezza oggi ci parla di “Un posto tranquillo” di Matsumoto Seichō, un romanzo del 1975, pubblicato in Italia solo pochi mesi fa da Adelphi nella traduzione di Gala Maria Follaco.
Matsumoto Seichō, di cui abbiamo già parlato in una delle nostre Pillole più recenti, è famoso per aver dato vita a un nuovo sottogenere del noir: lo shakaiha (o “scuola sociale”), ispirato apertamente all’hard boiled americano, in cui il discorso della responsabilità del gesto criminale è ricondotto alle fratture e alle crepe della società.
In “Un posto tranquillo”, l’unico vero mistero riguarda proprio l’incomunicabilità, la trascuratezza e l’ignoranza nei confronti delle persone a noi più vicine: il mistero della vita di chi conduce insieme a noi la propria quotidianità. Quando il protagonista Asai Tsuneo riceve la notizia della morte della sua giovane moglie Eiko, il vero mistero non si cela dietro al motivo del suo decesso, bensì dietro al luogo in cui quest’ultimo è avvenuto: una strada in salita nella zona di San’ya, a Yoyogi.
Una salita che diventa presto metafora di un’indagine meticolosa e senza sosta, difficile e rivelatrice, in grado di mettere Asai Tsuneo di fronte all’abisso che lo ha in realtà sempre separato dalla moglie. E dietro a questa metafora viene racchiusa anche una profonda critica sociale alla società giapponese: una società in cui, ancora negli anni ’70, la barriera delle convenzioni e le continue repressioni impediscono di condurre una vita liberi dall'obbligo di indossare una maschera.
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