PARLIAMO SPESSO DI ACCETTAZIONE, COSA INTENDIAMO PER ACCETTAZIONE?
Quando parliamo di Accettare non intendiamo dire subire, reprimersi. Se abbiamo provato a farlo (e tutti lo abbiamo fatto) sappiamo anche quali sono gli effetti di questo comportamento, perchè la conseguenza naturale è esplodere o implodere, e entrambi i risultati sono dolorosi (per noi e/o per gli altri).
C'è invece una cosa che è estremamente utile, la scelta di non opporsi a quello che succede (che è già successo) e di pensare poi a come agire per risolvere una situazione di difficoltà.
RICORDIAMO SEMPRE CHE LA PRIMA CAUSA DELLA SOFFERENZA E' IMMAGINARE UNA COSA IN UN MODO E POI ACCORGERCI CHE NON E' IN REALTA' COME AVEVAMO IMMAGINATO
Accettazione dell'Adesso
Hai menzionato alcune volte l'«arrendersi». Non mi piace questo concetto. Sembra qualcosa di fatalistico. Se noi accettiamo sempre le cose come so-no, non faremo alcuno sforzo per migliorarle. Mi sembra che lo scopo del progresso, nella nostra vita personale e collettivamente, sia non di accet-tare i limiti del presente ma di sforzarsi di superarli e creare qualcosa di meglio. Se non avessimo fatto così vivremmo ancora nelle caverne. Come possiamo conciliare l'abbandono con la necessità di cambiare le cose e di portarle a termine?
Per alcune persone l'arrendersi può avere connotazioni negative, che implicano la sconfitta, la rinuncia, il non essere all'altezza delle sfide della vita, l'apatia, eccetera. I
l vero arrendersi, però, è qualcosa di completamente diverso. Non significa sopportare passivamente la situazione in cui ci si trova e non fare niente in proposito. Né significa smettere di fare progetti o di dare inizio ad azioni positive.
L'arrendersi è la saggezza, semplice ma profonda di lasciarsi andare anziché opporsi al flusso della vita.
L'unico punto in cui potete avere esperienza del flusso della vita è l'Adesso, per cui abbandono significa accettare incondizionatamente e senza riserve il momento presente.
Significa abbandonare la resistenza interiore a ciò che è.
La resistenza interiore è dire di no a ciò che esiste, attraverso il giudizio mentale e la negatività emotiva.
Diventa particolarmente pronunciata quando le cose «vanno storte», vale a dire quando vi è un divario fra le esigenze o le rigide aspettative della vostra mente e ciò che esiste. Questo è il divario del dolore.
Se avete vissuto abbastanza a lungo, saprete che le cose «vanno storte» piuttosto spesso. È precisamente in questi momenti che bisogna praticare l'arrendersi se si vuole eliminare il dolore fisico e morale dalla propria vita.
L'accettazione di ciò che esiste vi libera immediatamente dall'identificazione con la mente e così vi ricollega all'Essere.
La resistenza è la mente.
L'abbandono, l'arrendersi, è un fenomeno puramente interiore.
Non significa che a livello esteriore non potete intraprendere azioni e modificare la situazione. In effetti non è la situazione complessiva che dovete accettare quando praticate l'abbandono, ma soltanto quel segmento minuscolo chiamato Adesso.
Per esempio, se siete impantanati nel fango da qualche parte, non dite: «Va bene, mi rassegno a essere impantanato nel fango».
La rassegnazione non è abbandono.
Non è necessario accettare una situazione di vita indesiderabile o spiacevole. E nemmeno dovete ingannarvi e dire che non vi è niente di male nell'essere impantanati nel fango. No.
Voi riconoscete pienamente che volete tirarvene fuori.
Allora restringete la vostra attenzione al momento presente senza etichettarlo mentalmente in alcun modo.
Ciò significa che non vi è alcun giudizio sull'Adesso. Pertanto non vi è resistenza, non vi è negatività emozionale.
Accettate l'«essere così» di questo momento.
Allora intraprendete un'azione e fate tutto ciò che potete per tirarvi fuori dal fango.
Una simile azione la chiamo «azione positiva». È molto più efficace dell'azione negativa, che nasce dalla collera, dalla disperazione o dalla frustrazione.
Finché non ottenete il risult