Con la nascita l’essere umano lascia il mondo spirituale ed entra in contatto con il mondo della materia...
Varcando quella soglia, l’uomo rende implicita la morte, perché tutto ciò che ha un inizio, avrà una fine. Solo lo spirito è eterno. Avendo un corpo fisico, ognuno invecchia e muore; perché il morire è la legge fondamentale di tutto ciò che è di natura, perché è perituro, quindi è nella sua essenza stessa di perire. L’essere umano è costantemente consapevole che la morte lo attende: questa è la massima certezza e la massima costrizione della vita. L’unica libertà è quella di morire... un pò quotidianamente. Ma che cos’è la morte? Una definizione della morte potrebbe essere: la morte è il consumare il nostro corpo! Perché costruiamo il nostro corpo? Per usarlo nel mondo della materia. Come la candela, per poter emanare luce e calore deve consumare se stessa, così il senso della costruzione del corpo è di poter dare allo spirito “la cera” da consumare durante la vita. L’Io agisce nel mondo servendosi del corpo, consumandolo nel suo vivere giorno dopo giorno, nel creare, nel conoscere, nel fare esperienze: e da queste imparare. Perché la morte: o la viviamo centellinandola nel quotidiano, consumandoci nell’insoddisfazione, nelle brame che non hanno mai fine, invecchiando con la continua paura di morire... oppure affermiamo la positività di questo consumarsi del fisico e facciamo sprigionare un tesoro ben più prezioso che è quello del coraggio, della creatività dello spirito, della libertà e dell’amore nella continua identità dell’Io. Solo così, possiamo fare l’esperienza che il vivere è la “conditio sine qua non” di qualcosa di infinitamente prezioso che possiamo trovare sulla Terra. Qui creiamo il seme che fruttificherà nella vita dopo la morte, arricchendo noi stessi e il mondo spirituale. Allora, rovesciando i termini del problema, potremmo dire che la vita è una lunga gravidanza che ci permetterà di poter tornare a rinascere nel mondo spirituale dal quale siamo discesi. La morte, quella che noi chiamiamo “morte”, in realtà, sarebbe il terminare di morire, perché la morte di un essere umano non è la fine, se il senso del morire è la resurrezione (dalla materia)! Allora la morte sarebbe il tornare a casa!
(dalla pagina dell’antroposofa Marzia Nenzi)